Giacinto Plescia: Pubblicazioni
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La AI e la Bellezza
La AI e la Bellezza vuole misurarsi col senso del meraviglioso, con la risonanza con l'opera d'arte, con l'empatia ed il pathos, che accomunano l'artista col lettore e fruitore dell'arte, τέχνη - arte, perizia, saper fare - anche con quelle generate dalla AI.
Arte, tecnica e ricerca scientifica, dall'ideale greco di bellezza, ai solidi platonici, alla sezione aurea ed alla prospettiva si dispiegano in un dialogo mai interrotto.
La τέχνη per eccellenza nei nostri tempi e la AI che richiesta su Bellezza e Intelligenza Artificiale, la AI ha sentenziato:
L'IA pone nuove sfide e opportunità nella comprensione della Bellezza e del Sublime. Possiamo considerare diversi aspetti:
IA e Generazione di Bellezza: Le IA generative, come quelle basate su reti neurali profonde (ad esempio, GANs o modelli Transformer), sono in grado di creare immagini, musica e testi che vengono percepiti come "belli" da osservatori umani. Questo solleva interrogativi su cosa significhi la creatività e l'estetica per una macchina. L'IA può replicare i canoni estetici esistenti, ma può anche generare nuove forme di Bellezza, potenzialmente inesplorate dall'uomo. Ad esempio, potrebbe analizzare dipinti di paesaggi vasti o sinfonie complesse e individuare pattern che correlano con le reazioni emotive umane.
Il corpo nell'anima. Henri Bergson e la filosofia della mente di Alfonso Lanzieri. / Marco Ivaldo (Prefazione) / Riccardo Manzotti (Postfazione)
La "corrispondenza di amorosi sensi" tra Filosofia, Letteratura, Arte e Fisica, è presente in "Alla ricerca del tempo perduto di Proust" nell'"Ulisse" di Joyce, e in Fisica: nel primo caso la durée e la memoria dominano le pagine mentre il flusso di coscienza dell'irlandese travolge il lettore, nel caso della Fisica il tempo terrestre, nel buco nero, si annulla: assume uno status del tutto differente dalla temporalità che sperimentiamo nella nostra vita tanto da poter parlare di una dimensione "altra" ove non vige il presente, il passato ed il futuro e il tempo diventa "immaginario".
Le "immagini" di Bergson sono le cose di cui parla Proust: invisibili muri mutano posto in relatività alla forma della stanza immaginata - intorno alle tenebre - e - prima che il pensiero riconosca l’abitazione - si ha il ricordo di ogni ambiente, il letto, le porte, l’esposizione delle finestre che si ritrovano al risveglio: la memoria, nel dormiveglia, come in un chiasma.
IO: Umana TU: AI, è un dialogo con l'Intelligenza Artificiale
Cara AI,
non esiste un corpo umano senza passioni: il corpo reale fa paura come le passioni così spesso espunte perché fanno tremare non solo i cuori, come si sarebbe detto una volta, ma proprio il Pensiero.
La AI non ha un corpo che vive di passioni positive o negative-distruttive, non esulta, né si rattrista, non sogna;
alla AI https://www.corrierenazionale.net/2024/11/01/io-umana-tu-ai/ è sconosciuta la scelta che s'impone di fronte a situazioni estreme;
la AI non vive il tempo sapendo che passa: almeno nel mondo macroscopico in cui siamo.
Sogna la AI ? Se sì, i suoi sogni dovrebbero essere solo il risultato dei logaritmi, giammai di un subconscio. Può essere programmato, generato un subconscio?
Se un giorno ChatGPT potesse sognare avrebbe anche degli incubi?
Noi abbiamo già, oltre ad incubi personali, ora anche quelli originati da una società più che sorvegliata e da una AI il cui sviluppo suscita già il bisogno di una moratoria.
Al corpo-materia cui non piace dover accettare di esser transeunte, un corpo che ai propri limiti non pare rassegnarsi;
AI, https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/11/01/io-umana-tu-ai/ allo stato attuale, sembra essere l'impero del logocentrismo: lontano e fuori dalla materialità del corpo reale;
La AI https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:ugcPost:7257961529164124160/ che ne sa di un giorno d'aprile e del vento in collina? Della paura, della meraviglia? Che ne sa di uno sguardo, il mio non di un altro? E di quest'altro niente sa.
Se i Sex Pistols negli anni 70 proclamavano "no future" in "God Save The Queen" è Gorgia il loro padre putativo che incide, nella storia, il concetto di nulla: «Nulla è; se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile; se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri.» e ancor più Meister Eckhart che scrive "Non c'è alcuna differenza tra il nulla e Dio".
Se non se ne ha abbastanza e si tenta una qualche nota di ottimismo in ogni caso bisogna misurarsi con il Recanatese che con «Il principio delle cose è il nulla» introduce il tema del nulla nel moderno e nel contemporaneo «Poter ascoso, a comun danno impera... e l'infinita vanità del tutto» (Leopardi).
Per Giacomo la realtà non ha - qui ed ora - significato alcuno, il nostro soprattutto preconizza - solo con la forza della sua poesia - quanto la scienza comproverà sulla fine dell'universo «Silenzio nudo, e una quiete altissima, empieranno lo spazio immenso mentre la materia continua la sua esistenza fredda e in continuo divenire» (Leopardi).
Il pensare, la filosofia si esplicita con poche domande sul “cosa, chi, perché” che attengono alla metafisica: sono le domande della domanda mai esauribili definitivamente.
Non sono le singole domande-ricerche sperimentali della scienza che si aggirano su temi, via via, ben circoscritti https://www.corrierenazionale.net/2024/10/20/il-pensare-in-un-tweet-cosa-chi-perche/
L'unica domanda che tutti si pongono pur fieramente convinti di non fare della metafisica ovvero di non occhieggiare a una realtà più profonda che si collocherebbe in un altrove, nel trascendente come ci viene tramandato dalla tradizione ed Heidegger https://frame-frames.blogspot.com/2024/08/heidegger-e-lultima-onto-metafisica.html
E' una domanda scevra da ideologie e pregiudizi di sorta sull'esistenza e i suoi perché a partire dal dato inoppugnabile della finitudine dell'individuo.
L'origine della vita e il caso sollecitano delle riflessioni e delle domande, la prima è: “perché l’essere piuttosto che il nulla?” intorno ad essa si dispiega il pensiero dai greci a Leibniz, Heidegger e alla fisica.
La seconda domanda è se il mondo sia nato per un caso ovvero per delle “coincidenze e combinazioni” come i dizionari definiscono il concetto di caso.
Le domanda sul mondo, l'universo, sull'individuo e sull'origine della vita e il caso è un privilegio riservato all'uomo che solo, infatti, ne cerca il significato e che può individuare l'origine della vita e il ruolo del caso nell'universo.
di Camilla G. Iannacci
La risposta che la comunità scientifica riconosce il merito o la causa dell'esistente al bosone di Higgs: se siamo sulla terra, un granellino di sabbia nell'universo infinito, è solo grazie a lui e al suo comportamento nello spazio.
Dopo il Big Bang non era scontato che nascesse il mondo come lo conosciamo e l’universo poteva restare pura energia.
Heidegger e l'ultima onto-metafisica https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/08/25/heidegger-e-lultima-onto-metafisica/si esplicita nella caduta dei valori - «l'assoluto e la verità» - costituisce una svolta che forma il moderno e conduce alla crisi dei fondamenti di cui il «Dio è morto» era solo un primo annuncio.
La tecnica come un Moloch, un novello demiurgo o un Panopticon s'impone e indirizza il corso della storia e vanifica ogni tentativo di cambiamento che l'umanità abbia l'ardire di immaginare e magari di mettere in atto.
Il destino epocale del nichilismo non concede aperture o pause: è implacabile nel suo dominare anche un pensiero che possa opporvisi.
Heidegger è però misericordioso e invita (o concede?) di sperimentare la «Gelassenheit, l’abbandono» dal momento che nulla può opporsi a questa realtà totalizzante che s'impone come l'ultima onto-metafisica https://www.corrierenazionale.net/2024/08/25/heidegger-e-lultima-onto-metafisica/
INTERVISTA
Prof. Trainito lei si proponeva «di testare il grado di autoconsapevolezza filosofica» di ChatGPT: l’obiettivo che si proponeva in questi dialoghi filosofici può dirsi raggiunto?
«Premettiamo subito che qui parleremo soprattutto di ChatGPT-3.5, perché è la versione da me usata nella realizzazione del libro di dialoghi filosofici. Da alcuni mesi uso ChatGPT-4, che per la verità è notevolmente più avanzato. Venendo alla domanda, direi che la risposta è positiva, purché si tenga conto del fatto che qui noi dovremo applicare quello che Dennett chiama “atteggiamento intenzionale: gli stati mentali che noi attribuiamo a una macchina come l’IA generativa sono attribuiti (da noi), e questo non ci sottopone ad alcun impegno ontologico circa la loro reale esistenza. Da questo punto di vista, possiamo dire che sì, ChatGPT ha esibito una notevolissima autoconsapevolezza filosofica».
Franco Volpi ne “Il nichilismo” https://www.corrierenazionale.net/2024/08/22/franco-volpi-il-nichilismo/ percorre la genealogia, gli sviluppi del concetto di Essere e Nulla soffermandosi sul Pensiero di Nietzsche ed Heidegger
La filosofia ha un atto di nascita chiaro: la domanda sull’essere (ciò che è) e l’altra strettamente connessa, chiamata in causa dalla prima domanda e consequenziale ad essa: il nulla.
Il pensiero si dispiega intorno a questo problema senza trovare un unico orizzonte interpretativo: la ragione d’essere dell’indagine e delle avventure del pensiero sono nella domanda.
Leibniz si chiede «Perché l’essere e non il nulla»? La sua risposta «Perché niente è più semplice e più facile di qualcosa» è semplicemente… semplice. Eppure ricostruirne i termini, i metodi di riflessione, le teorie semplice non è.
Franco Volpi in “Il nichilismo” di cui ricostruisce genesi, trascorsi ed evoluzione ricorda come «Crisi della ragione, perdita del centro, decadenza dei valori» racchiudono la natura del nichilismo che segna il Novecento ma che segnala la sua presenza tra il ‘700 e ‘800 incuneandosi nell’idealismo e s’impone nel ‘900 col pensiero nicciano secondo cui per nichilismo s’intende la mancanza di un fine, precisamente «manca la risposta al perché?» mentre «i valori supremi si svalutano».
La dynamis: i presocratici e la fisica
Tonelli https://www.newmediaeuropeanpress.eu/2024/04/02/guido-tonelli-materia/ scrive «I classici hanno ancora molte cose da raccontarci. Quando rileggo Esiodo o Democrito, Lucrezio o Giordano Bruno per non parlare di Leopardi, rischio di essere travolto dall’emozione, per la bellezza e la potenza della loro scrittura e per la suggestione di ritrovare nei loro scritti una lucida anticipazione di quello che ci dice la scienza contemporanea».
Anche Carlo Rovelli, il filo-fisico-pop con le sue incursioni nel podcast con Cornelia Parker su "La natura nascosta delle cose", nei romanzi di fantascienza "Mars Trilogy", in una storia di Topolino di Disney come già Hawking nei Simpson - parte dal suo primo amore ovvero la filosofia in "Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro" che «Allievo di Talete, disegna l'ecumene su una tavoletta», e afferma che «La terra è un sasso nello spazio», sul niente ovvero nello spazio vuoto e non sull'Ōkeanós come voleva il suo maestro: un capovolgimento paradigmatico che porterà alla fisica contemporanea.
«Fino al XIX secolo c’era una parziale sovrapposizione fra fisici e filosofi ed entrambi potevano utilizzare più o meno lo stesso linguaggio. Con il XX secolo purtroppo questa possibilità è andata via via diminuendo. L’estrema complessità del formalismo richiesto oggi per descrivere il nostro mondo ha reso spesso impossibile una discussione fra fisici e studiosi di altre aree» (Cosmelli).
Per Waddington il creodo esprime “necessità e sentiero” esemplificati da una sfera che precipita da una collina le cui configurazioni incidono sui percorsi https://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1309131/la-natura-le-cose-il-caso-e-i-creodi_1333097
La ricerca intorno alla natura, “di cosa siamo fatti?”, “come nasce il nostro universo” e che rapporto c’è tra noi e il mondo, la realtà, le cose e “cos’è il tempo” e sulla consapevolezza di sé stessi, sul concetto di identità conosce una dicotomia nel sapere, una “doppia fenditura”: da una parte gli oggetti, la materia e dall’altra il soggetto, l’io, la coscienza. https://www.corrierenazionale.net/2024/07/21/la-natura-il-caso-le-cose-e-i-creodi/
La φύσις del filosofo è la stessa natura che interpreta la fisica eppure la filosofia viene identificata col pensiero metafisico: un pensare opposto ed inconciliabile col metodo ed il pensare scientifico.
MANZOTTI: "il cuore della MOI o ipotesi dell’identità della mente e dell’oggetto è siamo tutt’uno con tutte le cose che troviamo nel nostro esistere quotidiano, noi siamo cose tra cose, né corpi né menti immateriali, noi siamo nel mondo, anzi siamo il mondo o almeno quella parte di mondo troviamo nel nostro vivere e la relazione tra noi e il mondo è una relazione di identità"
La MOI https://www.corrierenazionale.net/2024/01/29/lintelligenza-artificiale-la-persona-la-coscienza-identita-mente-oggetto-per-la-moi/ sta per Mind-Object Identity ovvero Identità Mente-Oggetto: un elegante acronimo che esemplifica la teoria sulla coscienza del Prof. Riccardo Manzotti, Filosofo, psicologo, ingegnere, studioso di intelligenza artificiale e co-editore del Journal of Artificial Intelligence and Consciousness, Fulbright Visiting Scholar al MIT (Boston) con cattedra di Filosofia Teoretica allo IULM https://www.riccardomanzotti.com/
La ricerca del prof. Manzotti si dispiega intorno alla natura, al mondo delle cose per fare luce sulla consapevolezza di sé stessi, sul concetto di identità.
Il suo testo "La mente allargata. Perché la coscienza e il mondo sono una cosa sola" è stato tradotto in molte lingue e nel mondo https://www.instagram.com/p/C3FMfsXqy14/
Intervista al Prof. Riccardo Manzotti
di Camilla G. Iannacci
Nel leggere Io-Natura-Mondo-Coscienza il pensiero va nell'universo concettuale di ognuno che non è la MOI e che, per questo, forse deve confrontarsi con il pensiero dei singoli filosofi forse anche a livello di manualistica scolastica e ricreare un nuovo lessico per nuovi concetti per non essere frainteso ma inteso.
In breve non è sufficiente incasellarlo nello schema riduzionismo-esternalismo o fisicalismo e non basta la mela e neanche la pesca per dirlo.
La MOI è un acronimo e sta a significare Identità Mente-Oggetto ovvero non esiste alcuna differenza, separazione tra gli oggetti e la nostra mente per Riccardo Manzotti cui non si può chiedere "sta scherzando, Mr. Manzotti" perché il filosofo ingegnere fa sul serio.
Siamo ad “una visione dell’universo dialettica e eraclitea, di un mondo eterno teatro della battaglia tra «logoi», tra archetipi” anche per Thom infatti “al fondo del logos eracliteo della nostra anima, strutture simulatrici di tutte le forze naturali esterne agiscono”.
Le acque, le nuvole, le nubi, i sassi, sono lì davanti a noi con una loro consistenza, forma, stabilità eppure cambiano e si trasformano: "non si può scendere due volte nel medesimo fiume" ammonisce Eraclito cui fa riferimento René Thom a proposito di la teoria delle catastrofi: quantistica e filosofia.
Eraclito aggiunge "non si può toccare due volte una sostanza nel medesimo stato, a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va, noi stessi siamo e non siamo, tutto scorre tutto si muove".
Gli oggetti, i fenomeni e le forme si manifestano in natura o in modalità statica, per l'appunto come i sassi, o in modalità metaboliche come le nuvole e tutte subiscono cambiamenti di forma.
"Non le vediamo tutte le cose né tanto grandi quanto sono, ma la nostra vista si apre la via per investigare e getta le fondamenta per la verità, in modo che la ricerca passi da ciò che è evidente a ciò che è oscuro (Nec omnia nec tanta visimus quanta sunt, sed acies nostra aperit sibi investigandi viam et fundamenta vero iacit, ut inquisitio transeat ex apertis in obscura)" Seneca.
E chi le vede è Lucrezio nel De rerum natura https://www.mondadoristore.it/De-rerum-natura-di-Lucrezio-Milo-De-Angelis/eai978880474777/ il cantore della natura in ogni suo aspetto dagli uomini agli animali, alla terra con le sue acque e gli astri e gli infiniti mondi.
Città e natura sono un insieme ordinato e dinamico: caos e cosmos.
Nella polis, Hestia è la dea del focolare e degli spazi privati, Hermes è la socialità.
Phalòs è attraversato da dinamiche caotiche e topologiche che creano omphalos: archetipi della polis e della casa, vivenze non fondate sull'epistemica ma sull'ontopoietica.
Un paradigma dell'Essere nel caososmos e una decostruzione della physis si ha con nuovi modelli della teoria delle catastrofi, oltre Thom: il diadema, la sfera ombelicale, la sfera metaedrica, la diafarfalla, la tetradiafarfalla, la anfitetradiafarfalla, le anfittradiafarfalle.
La farfallacuspide inventa il nuovo, il metaedro conserva le vestigia, la tetrafarfallacuspide dispiega socialità individuali e collettive.
Modelli di supercorde fullereniche, superstringhe e singolarità danno vita a un sistema intelligente con simultaneità operative.
In particolare: c'è un apeiron tra la topologia e le supercorde di Veneziano: la cronospazialità immaginaria di Hawking: un chaosmos d'interpretanza catastrofica.
“E' la medesima realtà il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli, e quelli di nuovo mutando son questi”.
Il fuoco: dapprima mare, del mare una metà terra, l’altra soffio cosmico: dinamica reciproca di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte le cose, come delle merci con l’oro e dell’oro.
Poiché il fuoco non è una sostanza statica ma sempre mutevole, Eraclito postulò una dinamica dell’Essere, alla base di tutti i fenomeni.
Il “panta rei” è uno stato continuo di flusso: la faccia nascosta della natura, macroscopica e microscopica.
Il “cosmos”, in Eraclito è “pólemos”, conflitto, è “dynamis”: tutto avviene secondo contesa e necessità o eristica: lì vige la morfogenesi.